With "sealfies" and social media, a new tech-savvy generation of Inuit is wading into the world of activism, using humour and reason to confront aggressive animal rights vitriol and defend their traditional hunting practices. Director Alethea Arnaquq-Baril joins her fellow Inuit activists as they challenge outdated perceptions of Inuit and present themselves to the world as a modern people in dire need of a sustainable economy.
"E' stato come per le volpi avere l'accesso all'interno del pollaio", dice uno degli intervistati descrivendo l'operato degli executives delle società finanziarie dopo la deregulation iniziata da Reagan. È un resoconto, spietato, di quanta avidità e mancanza di scrupoli ci siano dietro la crisi finanziaria che ha provocato, a partire dal 2008, la perdita di milioni di posti di lavoro. Una ricostruzione, sconcertante, dei rapporti tra strutture finanziarie e membri dell'esecutivo, delle dannose conseguenze dei conflitti di interesse - ci ricorda qualcosa? - nei rapporti tra mercato e governo.
Un anno nella vita di Nanuk e della sua famiglia, membri della comunità Inuit il popolo autoctono delle fredde terre d'Alaska. La caccia, la pesca, la vita domestica, l'educazione dei figli di chi vive la propria vita in simbiosi con una natura inospitale.
Dall’alba al tramonto, una giornata per viaggiare attraverso il mondo e gli uomini che lo abitano. Baraka racconta l’umanità attraverso immagini di qualità e classe straordinarie, accompagnate da un commento musicale non meno esaltante. Apparentemente privo di alcun filo conduttore, il film svela lentamente il suo intento: mostrare la disarmante bellezza intrinseca nella natura così come nell’uomo, quale essere vivente e quale essere sociale. La religione e il rapporto con la natura (due cose che coincidono, sotto certi punti di vista) sono le chiavi di volta nella comprensione dell’evoluzione spirituale delle varie compagini dell’umanità, anche nei momenti più cupi della sua Storia – l’Olocausto, la povertà delle favelas, la cementificazione selvaggia. Un’opera incantevole, emozionata ed emozionante. Come la vita stessa.
Un bottone di madreperla incrostato nella ruggine di una rotaia in fondo al mare: è una traccia dei desaparecidos di Villa Grimaldi a Santiago, il grande centro cileno di detenzione e tortura sotto la dittatura di Pinochet. Un fiume che scorre e il tintinnio delle cascate: è la canzone dell'acqua alla base della cultura dei Selknams, popolazione nativa sudamericana trucidata dai colonizzatori. Due massacri, e la memoria dell'acqua: sono le chiavi narrative per raccontare la storia di un Paese e delle sue ferite ancora aperte, per percorrere il Cile e la sua bellezza, il Cile e la sua violenza.
Mikizi Migona Papatie parla della sua realtà vivendo nella comunità Anishinaabe di Kitcisakik e ci mostra il lato umano della tossicodipendenza raccontato attraverso le parole dolorose e piene di speranza del 27enne.