Dedicato alla ricostruzione di quanto accadde fra i Windsor nella settimana successiva alla morte di Diana Spencer, il film è innanzitutto una sublime prova d’attrice, genere in cui Frears si è andato specializzando poi negli anni mettendo a punto splendidi veicoli per Judi Dench e Meryl Streep. Qui Helen Mirren raggiunge uno dei vertici della sua carriera ricostruendo i tormenti interiori di Elisabetta, costretta alla maschera dell’ufficialità – che la gente, non a torto, scambia per freddezza visti i burrascosi rapporti con la ex nuora – quando nell’animo si combatte lo scontro tra comportamenti passati e sentimenti presenti scatenati da un decesso che origina un’ondata di commozione popolare. Smodata, come sostiene il brillante ma antipatico Tony Blair di Michael Sheen, ma reale e con cui confrontarsi, ignorando le insistenze in senso contrario della più rigida regina madre (Sylvia Syms) e di un Filippo (James Cromwell, noto dalle nostre parti soprattutto per aver interpretato il padrone del coraggioso maialino Babe) snob oltre ogni limite. Siccome la sceneggiatura di Peter Morgan non si preoccupa di celare simpatie e antipatie, dei restanti membri della famiglia Windsor esce bene il solo Carlo (Alex Jennings), capace di superare le proprie paranoie attraverso l’affetto per i figli e il ricordo della ex consorte, mentre, come detto, Blair non ci fa una gran figura visto che è rappresentato come un opportunista pronto a cogliere l’occasione. Malgrado l’ottima riuscita degli attori e l’attenta guida del regista, il film si mantiene però on gradino sotto ad altre opere di Frears e forse la causa è da individuare in un’eccessiva aderenza alla realtà – molti sono i filmati d’archivio – che spezza il crescendo emotivo creato attorno alla regina. Non si può comunque dimenticare il notevole valore della parte iconografica sotto la direzione di Affonso Beato: oltre alla scelta degli affascinanti e desolati paesaggi scozzesi, davvero indovinata l’idea di utilizzare due diversi formati per girare negli ambienti aristocratici (35mm) e borghesi (16mm), accentuando dal punto di vista visivo quella differenza anche mentale tra i componenti le due classi che Cherie Blair (Helen McCrory) vorrebbe così volentieri abbattere.