Sebbene il neoclassicismo di Spielberg sia ben noto, qui si esplica all’ennesima potenza: basterebbe a testimoniarlo il Ritorno finale che unisce la poetica di John Ford circa ‘Sentieri selvaggi’ a un cielo infuocato alla ‘Via col vento’ contro il quale si stagliano le silhouette dei personaggi (umani e non).
La ricerca delle varie ispirazioni potrebbe valere per tutta la pellicola, ma il nome del’autore di ‘Ombre rosse’ è quello che torna in mente più spesso: in ogni caso, il regista sfrutta al meglio gli ingenti mezzi a disposizione per girare un classico filmone da Oscar (che tuttavia non ha vinto nemmeno una statuetta) in cui le maestose inquadrature dall’alto fotografate da Janusz Kaminski si alternano ai momenti più intimi sempre col supporto della colonna sonora tutt’altro che minimalista di John Williams.
Il miglior Spielberg sta altrove – si pensi anche solo ai successivi ‘Lincoln’ (con il quale condivide la rappresentazione dell’orrore della guerra) e ‘Il ponte delle spie’ – ma il racconto sa appassionare e all’occorrenza commuovere (l’aratura del campo di pietre, la tregua per la liberazione di Joey) seppur mantenendo il ciglio asciutto laddove la potenziale lacrimogenità della storia farebbe pensare a fazzoletti inzuppati.
La quale storia è tratta da un libro per bambini trasformato poi in opera teatrale e racconta le avventure del cavallo Joey e del suo giovane padrone Albert (Jeremy Irvine) nei mesi precedenti e durante il primo conflitto mondiale. Dalle corse felici per la campagna del Devon alle fatiche dei campi di battagli francesi, il destino dell’equino incrocia figure di vari Paesi peraltro non tutti perfettamente riuscite, come i due fratelli tedeschi disertori (David Kross e Leonard Carow, ma la scena della fucilazione è molto bella) o il nonno (Niels Arestrup) e la nipote (Celine Buckens) la cui serenità bucolica è spezzata dalle truppe tedesche guidate da Brandt (Rainer Bock).
Gli episodi a diversa intensità gonfiano la durata e qualcosa sarebbe stato meglio tagliare, ma lo scopo di intrattenere è brillantemente raggiunto assieme a quello di far riflettere sulla natura (simboleggiata per l’appunto da Joey) messa in pericolo dall’avidità umana: contribuisce al risultato un gruppo di attori di notevole qualità che vede fra gli altri Peter Mullan ed Emily Watson come genitori di Peter impegnati a difendere la loro fattoria nonché Tom Hiddleston e Benedict Cumberbatch nei panni di giovani ufficiali di cavalleria che incarnano l’incoscienza con cui l’intera Europa si gettò nel massacro.