Al momento di realizzare questo film sia il regista e scrittore, sia il protagonista erano trasportati da un’alta marea che poi si è andata affievolendo con più o meno velocità: che fosse il periodo buono è testimoniato dalla riuscita del lavoro che dipinge di tinte noir Mark Twain aggiungendoci Lansdale (il fiume e la palude), King (i ragazzini in crescita) e magari anche Carver visto il modo di raccontare fatto di infinite sottrazioni. Ellis (Tye Sheridan) e Neck (Jacob Lofland) scoprono che sull’isola alla foce del Mississippi teatro delle loro scorrerie si è stabilito Mud (McConaughey) che è in attesa dell’amore della sua vita Juniper (Reese Witherspoon), ma che ha alle calcalgna polizia e cacciatori di taglie perché ha ammazzato uno, giù in Texas. Nessuno si dimostra davvero quello che dice di voler essere, incluso il misterioso vicino di casa (chiatta) Tom (Sam Shepard): una serie di maschere per mezzo delle quali avviene il processo di maturazione soprattutto di Ellis che già di suo deve affrontare l’incombente divorzio tra i genitori (Ray McKinnon e Sarah Paulson). La traccia narrativa esile consente di indagare nell’animo dei personaggi utilizzando dialoghi misuratissimi mentre l’occhio si può perdere allargandosi sul delta (la fotografia è di Adam Stone): benché accada poco, il film scorre senza zavorre e, anzi, quando gli eventi accelerano nel finale, si finisce per avvertire una certa insoddisfazione. La conclusione non all’altezza non inficia tutto ciò che l’ha preceduta attraverso la messa in scena di un’umanità dalle pochissime prospettive di un’esistenza migliore che si vorrebbero scorgere (ma non ci si riesce) almeno nell’ultimo sguardo di Ellis ormai trapiantato in ‘città’ (in realtà un paese piccolo e sonnacchioso, ma comunque assai deprimente per uno abituato a scorrazzare lungo il fiume come un novello Tom Sawyer).