Opera prima di Henry Hobson, Contagious non è un film di zombie come gli altri. Nessuna orda di morti viventi, nessuna mazza a tramortirli, nessun centro commerciale a stiparli, niente di tutto questo accade sullo schermo perché il regista inglese si concentra sulla relazione intima padre-figlia e attraverso quel legame interroga l'eterno vagare degli zombie.
Dentro un clima di diffusa malinconia, che non si nega qualche passaggio gore, Contagious impiega le convenzioni del genere (horror) per svolgere una storia inattesa. Allo stesso modo, la scelta di un interprete ad alto rilascio leggendario, uno Schwarzenegger di inaspettata dolcezza, risponde all'esigenze della trama e frustra le aspettative. Fenomeno possente esploso nel 1982, l'attore austriaco ha prodotto un cinema dell'eternità convertendo la carne in acciaio e rendendola insensibile a qualsiasi sofferenza fisica. Ercole, Conan, Terminator, Schwarzenegger ha fatto letteralmente a pezzi i suoi nemici cambiando con Sylvester Stallone la storia del cinema popolare americano. Per questa ragione la sua impotenza, di fronte al corpo necrotizzato di sua figlia, disorienta e sbalordisce lo spettatore. Padre in ambasce e colosso abbattuto dentro un mondo in rovina, Schwarzenegger è lontano dall'androide implacabile che fu e dalla competenza pratica dei suoi eroi. Per la prima volta disarmato davanti all'ineluttabilità del destino e sopraffatto da un sentimento autentico, imbraccia il fucile e abbraccia la figlia, nel tentativo estremo di trattenerla e di rimandare la sua eutanasia. Ancorata alle sue spalle olimpiche e alla sua inedita vincibilità, la Maggie di Abigail Breslin resiste per la seconda volta in un film di revenants. Scampata ai morsi 'avvelenati' dentro una commedia e un luna park 'zombizzato' (Benvenuti a Zombieland), Abigail Breslin avverte questa volta i cambiamenti 'mostruosi' dell'adolescenza. E ancora evoca una malattia senza remissione, interpreta una malata terminale più lucida di chi la ama e rifiuta di accettarne il trapasso imminente.
Tra padre e figlia si ingaggia allora un confronto struggente, una lunga resistenza che nulla potrà contro la febbre omicida che divora la protagonista. Contagious è un duello che tratta il soggetto zombie in maniera intimista, elude qualsiasi muta splatter e minacciosa e converge sull'individualità del morto vivente, sulla sua angoscia davanti alla propria crescente pulsione distruttrice. Se nei film di zombie la trasformazione ha luogo in pochi istanti, in Contagious la decomposizione del corpo richiede, a ragione di questo ripiegamento esclusivo, settimane. Hobson sacrifica l'esaltazione dell'intrattenimento allo sguardo contemplativo, il panico alla disperazione, la macellazione alla quarantena, la precipitazione all'incubazione, e realizza un film drammatico che esce dal sentiero battuto dal genere, tornato alla ribalta sotto l'impulso e il successo della serie televisiva The Walking Dead. Alternando i contrasti freddo-caldo, i grandangoli (per scoprire distese di terre improduttive) e i piani stretti (per cogliere l'inquietudine irriducibile dei protagonisti), la regia di Hobson suscita un sentimento destabilizzante reso ancora più toccante e turbante dalla coppia Schwarzenegger-Breslin, il primo annientato dalla dipartita imminente della sua bambina e la seconda torturata dal male che la divora dall'interno. Sospeso tra ballata elegiaca e science fiction post-apocalittico, Contagious è dominato dal corpo piegato e sconfitto di Schwarzenegger, lontano dai circuiti hollywoodiani e dentro un progetto indipendente di cui l'attore è interprete e produttore. Dopo aver ripreso il ruolo di Terminator T-800 nel quinto episodio della celebre saga (Terminator Genisys), l'attore infila un film che è insieme condizione dell'anima e luogo fisico dove (forse) cominciare a invecchiare.