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Pixels (2015)

Pixels (2015)

105 minutes EN Azione , Commedia , Fantascienza
Preparatevi a giocare
Una razza aliena scambia le immagini dei vecchi videogame per una dichiarazione di guerra e attacca la terra usando i giochi stessi come modelli per i loro assalti. Il Presidente degli Stati Uniti chiama allora il suo amico d’infanzia Sam Brenner (Adam Sandler), un campione di videogame negli anni ’80, per difendere la terra. Il destino del nostro pianeta è nelle mani di un improbabile team di nostalgici giocatori.
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Reviews and opinions - Pixels (2015)
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Dietro a Pixels, il film, c'è Pixels, il video postato su YouTube nel 2010 da Patrick Jean, 2 minuti e 34 secondi di creatività e ritocco digitale realizzato in totale indipendenza. Quello che il video mostra è New York attaccata dai videogiochi 8 bit, ogni cosa che toccano o colpiscono se non viene distrutta diventa composta da cuboni, come fosse fatta da grossi pixel (l'unità di misura della grafica degli schermi). Non c'è una trama, solo una suggestione audiovisiva: i videogiochi pixelati degli anni '80 trasformano la metropoli per farla assomigliare a se stessi. Da questo Adam Sandler tramite la sua Happy Madison ha prodotto un film che amplia il concetto dell'attacco dei videogiochi 8bit ad un'avventura nello stile di Ghostbusters (con qualche eco più raffinato dal bellissimo documentario King of Kong), una cioè in cui un gruppo di individui ai margini della società diventa una banda di eroi in una lotta comica e paradossale contro un nemico ai limiti del sovrannaturale.
Purtroppo sia del rigore visionario di Patrick Jean, sia dell'umorismo e del senso d'avventura di Ivan Reitman non c'è quasi niente in Pixels, operazione che somiglia più che altro a quella di Ralph Spaccatutto, ovvero un tentativo di conquistare il pubblico tra i 30 e i 45 anni tramite l'effetto nostalgia dato dall'esibizione di personaggi e marchi dalla videoludica anni '80. Da Super Mario a Pac-Man passando per Q*Bert e gli Space Invaders non manca nessuno, la quasi totalità di marchi e brand fondamentali è stata coinvolta, tutto assolutamente non intellegibile per gli under30 (pubblico al quale il film dà veramente poco e che nel migliore dei casi può comprendere la metà dei riferimenti) e tutto privo di qualsiasi sguardo retrospettivo. Pixels rievoca un design e una serie di figure dell'immaginario collettivo pop cercando il punto di vista meno compromettente, quello della nostalgia fine a se stessa, incapace (o forse non intenzionato) a pensare a ciò che fa.
Perchè al di là dello spunto il resto del film è un lungometraggio nel pieno stile Sandler, passatista e molto conservatore, intenzionato a blandire i propri coetanei. Anche la partecipazione di Chris Columbus aggiunge pochissimo. Il veterano della regia del cinema per ragazzi riesce a comprimere i tempi (ci sono delle ellissi narrative non comuni e molto funzionali), riduce i danni ed esalta le battute o situazioni comiche migliori. Nelle sue mani una sceneggiatura non distante da altri exploit di Sandler (è scritta da Timothy Dowling e Tim Herlihy) diventa un film scorrevole, in cui azione e comicità cercano senza speranza una chimica e un'alchimia che purtroppo arriva solo raramente. Il modello-Sandler, che negli anni '90 aveva animato un pugno di film clamorosi per potenza umoristica ed esibizione di un corpo comico diverso, all'incrocio tra l'esagerazione di Belushi e la compostezza yiddish, è ormai completamente evaporato. Da diversi anni le sue produzioni si basano sull'esibizione di pessimi caratteri in pessime situazioni comiche, senza riuscire mai ad avere uno sguardo critico, nemmeno (paradossalmente) positivo su di essi.

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