La storia (produttiva) di Shrek nasceva come una lieta eccezione, un film (l'originale) che nel 2001 fece gridare al miracolo per come, con freschezza, sapeva rivolgersi apertamente ad un pubblico adulto conquistandolo di pancia e di testa e sdoganando di colpo l'animazione con più violenza rispetto alle sottili allusioni della Pixar.
La "formula Shrek" ha da quel punto in poi dettato la linea in casa Dreamworks, trovando conferma con il secondo e il terzo film della serie. Almeno così si pensava. Shrek 4, ovvero Shrek e vissero felici e contenti o ancora Shrek 3D (tutti titoli diversi e a loro modo ufficiali per il medesimo film) le citazioni si fanno, se possibile, ancora più insistite, stantie e fini a se stesse, i personaggi non hanno più una ragione d'essere che vada oltre le battute immediate che possono pronunciare e la trama è equiparabile a quella di un episodio televisivo di una serie sceneggiata senza idee. Un what if... allungato e dilatato, occasione non per raccontare qualcosa che valga la pena di essere narrato (sia una storia, siano dei personaggi o sia, come fu nel primo, un modo di approcciare il cinema animato) ma per infilare battute poco divertenti in un contesto di sicuro successo.
Non rimane più nulla dell'originaria doppia lettura, quella del cartone animato che per emanciparsi faceva letteralmente a pezzi le sue origini (fiabesche) con un linguaggio filmico aggressivo (reso possibile dall'animazione CG), personaggi adulti, una colonna sonora più raffinata della media e una storia in cui il cattivo tradizionale è il buono e i buoni tradizionali vengono privati di tutto quello che li rendeva tali, smascherati proprio dall'orco. In Shrek e vissero felici e contenti l'orco è diventato l'eroe classico, banale e risaputo tanto quanto quelli che aveva demolito nel 2001, addirittura simile all'uomo medio che quando è solo cerca l'amore e quando è sposato desidera la libertà. Shrek era incendiario ed è finito pompiere.