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Sinbad - La leggenda dei sette mari - Sinbad: Legend of the Seven Seas (2003)

Sinbad - La leggenda dei sette mari (2003)

Sinbad: Legend of the Seven Seas
From the Studio that Brought you Shrek
Sinbad, il famoso marinaio, viene ingiustamente accusato del furto di uno dei più preziosi tesori del mondo, il 'Libro della pace'. Gli viene data la possibilità di andarlo a recuperare, ma se non terrà fede all'impegno, il suo amico Proteo morirà. Ribaldo e temerario, decide di infischiarsene e di fare rotta verso le isole Fiji in cerca di sole e divertimento, senza però aver fatto i conti con Marina, la fidanzata di Proteo che si è imbarcata clandestinamente per controllarlo e che gli mette contro tutto l'equipaggio e con Eris, la dea del caos che gli scatena contro creature mostruose...
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Reviews and opinions - Sinbad - La leggenda dei sette mari - Sinbad: Legend of the Seven Seas (2003)
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L'uscita del cartone natalizio made in Dreamworks rappresenta, a suo modo, un fatto storico. Sinbad infatti sarà l'ultimo personaggio animato a calcare le scene disegnate in maniera "tradizionale":dato lo straordinario (ed immeritato) insuccesso al botteghino, anche lo studio di Spielberg si concentrerà, dal prossimo anno e per sempre, sull'animazione digitale (vedi l'imminente uscita del secondo episodio di Shrek).
A dire il vero, il tasso di perfezione tecnica raggiunta dagli animatori americani, rende comunque Sinbad una gioia per gli occhi: un mare limpido e credibile, mostri giganteschi e ben "caratterizzati", piccole gemme citazioniste e una sana dose di umorismo, resa convincente da un buon doppiaggio (a parte una caduta di stile cui si accennerà più avanti) garantiscono la digeribilità della pellicola.
Ovviamente non ci si aspetti nessun colpo di scena o distonia dalla tradizione paludata made in Disney anche Dreamworks si è appiattita su canoni triti e ritriti e sebbene dotato di dialoghi più brillanti della media, anche Sinbad si prende delle lunghe "pause di riflessione". In certi momenti la somiglianza con L'isola del tesoro, è quasi sconcertante.
Il film s'incanala perfettamente nella tradizione dell'avventura piratesca ispirata dalle pellicole di Errol Flynn, recentemente rilanciate dal blockbuster Pirates of the Caribbean.
C'è l'eroe, c'è l'eroina (mai così avvenente, stavolta i grafici si sono scatenati!), c'è il cattivo, anzi la cattiva e l'animaletto buffo e la colonna sonora è avvincente e perfettamente sincronica ai momenti topici del film.
Tutto liscio insomma, ma evidentemente questo tipo di cinema ha fatto il suo tempo.
Più che un problema di confezione, l'animazione americana sembra essere caduta in una sterilità creativa senza precedenti e la splendida grafica, il ritmo serrato, le animazioni fluide e stupefacenti non riescono a sostenere un plot narrativo scontato e banale.
Sinbad, se fosse un film "vero", apparterrebbe al filone dei cosiddetti "film di genere" che, solitamente propongono, a basso costo, ottime scene d'azione, umorismo e soprattutto empatia tra pubblico e attori. Qui mancano empatia, simpatia e soprattutto il prezzo da pagare per i produttori è alto, troppo alto.
Detto ciò, si riconoscano i giusti meriti a Sinbad e si spendano pure i soldi del biglietto: piacerà certamente sia ai grandi che ai piccoli. Ci si goda pure la magniloquenza grafica del pirata più famoso dopo Harlock (ma quello era spaziale) e si inarchino pure e nuovamente le sopracciglia nel sentire un membro della ciurma parlare in dialetto napoletano. Tanto poi nelle sale ci andranno Opopomoz e compagnia brutta. L'animazione è morta? Evviva l'animazione (estera... ovviamente).

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