Nicolas Cage si era già confrontato con tematiche relative alla religione. L'occasione migliore gli era stata offerta in Al di là della vita. Dietro alla macchina da presa c'era Martin Scorsese, qui invece c'è un certo Vic Armstrong più famoso come stuntman che come regista (questo è il suo secondo film e il primo risale a più di vent'anni fa). Ci si chiede perché Cage ogni tanto abbia il bisogno di affidarsi a mani inesperte e ad accettare remake di bassa qualità. Nel passato (tanto per fare un esempio) si andò a confrontare, in Il prescelto, con un cult movie che aveva come fulcro Christopher Lee, perdendo nel confronto. Qui ci si rifà a un film del 2001 con protagonista Kirk Cameron e quindi l'impresa poteva apparire più semplice.
Il problema è che il plot di base vorrebbe entrare nel filone 'fine del mondo' ma lo fa con accenti talmente manichei da risultare risibile. I buoni si ritrovano tutti da una parte (allo spettatore spetta scoprire quale, facendo riferimento a un passo biblico che magari ricorda) mentre i 'cattivi' vengono caratterizzati con tipologie davvero monodimensionali: il fedifrago, il rancoroso, l'arabo (poteva mancare?), la tossicodipendente ecc. Non è possibile rivelare di più, pena l'anticipare quel poco di sorpresa che il film offre nel suo continuo alternarsi tra la situazione dell'aereo in volo e ciò che accade a terra. Tra le innumerevoli domande che ci si possono porre una nasce sul finale: perché compiere tutti quegli sforzi se... ?