Goro Miyazaki, figlio del più celebre Hayao, per il suo debutto animato si è ispirato al terzo volume della saga fantasy di Ursula Le Guin, "Earthsea". Il film si concentra sulla figura di Arren, principe adolescente in un mondo che accumula indizi e presagi oscuri, anticipando la rappresentazione terrificante della morte. La magia di Aracne non aggiusta gli eventi ma li guasta, alimentando nel giovane principe la paura della morte e il desiderio innaturale dell'eternità. Aracne ha il carattere e le caratteristiche di un "signore oscuro": produce un'energia soprannaturale, infligge maledizioni ed è ossessionato dall'immortalità. Arren, sotto l'effetto di un sortilegio che nutre la sua paura di morire e perciò di vivere, combatte l'irriducibilità della morte con la quale alla fine viene ai patti, perché per quanto desiderabile la vita eterna è contro le leggi di natura.
La base narrativa della scrittrice californiana è sviluppata graficamente e artisticamente dallo Studio Ghibli, lo stesso che da sempre "traduce" le tavole di Hayao Miyazaki. Nei Racconti di terramare di Miyazaki jr. si avvertono numerose somiglianze con le produzioni del genitore: lo spunto ecologista, la predilezione per la materia fantasy, la relazione tra il nome e l'identità della persona, gli elementi della mitologia nipponica fino al character design dei personaggi. Ma le migliori intenzioni non bastano al figlio, che anima una brutta copia delle opere del padre, banalizzandone il relativismo morale, trascurando le qualità caratteriali dei protagonisti e semplificando la poetica della scrittrice americana. I personaggi sono introdotti in media res e privati del passato che ha suggestionato la loro vita e condizionato il loro agire. Come il principe Arren, Goro dovrebbe freudianamente "uccidere" il padre: per assorbirne la potenza e la colta visionarietà, per fondare (forse) una nuova mitologia animata.