"Sua Eccellenza Presidente per la Vita, Federmaresciallo Al Haidji Dottor Idi Amin, Signore di tutti gli animali della terra e dei pesci del mare, e Conquistatore dell'Impero Britannico, In Africa e particolarmente in Uganda". Così si autoproclamò l'uomo che è stato accusato del massacro di centinaia di migliaia di persone. MacDonald, al suo primo lungometraggio dopo un'intensa attività di documentarista, ce lo mostra così come appare allo sguardo 'ingenuo' di un occidentale pronto inizialmente a chiudere gli occhi su alcune 'stranezze' dell'affascinante personaggio. Ancor più affascinante perché interpretato da un Forest Whitaker assolutamente straordinario nell'offrirci l'ambiguità della follia coniugata al potere. Se in La caduta Bruno Ganz alternava, nei panni dell'Hitler degli ultimi giorni, la cordialità riservata agli intimi con gli scatti della più incontenibile ira, l'attore afroamericano ha di fronte a sé una materia ancora più complessa. Le battute, l'ammirazione per la Scozia, la voglia di vita e il desiderio di giustizia di cui Amin fa sfoggio esteriore si velano pian piano dell'ombra della follia. Una follia al contempo determinata e insicura che viene resa con grande sensibilità in modo da non rendere mai il dittatore del tutto 'simpatico' ma neppure di delinearlo come il Mostro da esorcizzare. Nel far questo è coadiuvato da James McAvoy (il fauno de Le cronache di Narnia) che, insieme allo spettatore, compie un viaggio alla scoperta del lato oscuro del fascino esercitato dal potere.