Nell'era dei sequel anacronistici, quella per intenderci in cui Rocky Balboa delude e Rambo 4 è sulla buona strada, la notizia è che Die Hard - Vivere o Morire soddisfa le aspettative. Bruce Willis torna a impersonare l'eroe che gli ha regalato la notorietà, John McClane, e lo fa da maestro, fondendosi completamente con il personaggio in un contesto attento e coerentemente sbruffone: niente più trappole di cristallo o aeroporti, sulla scia di Die Hard 3 gli spazi si aprono definitivamente per regalare al personaggio una libertà di movimento tale da renderlo completo. Lasciando da parte ovvie quanto tediose letture relative ai tempi che corrono e varie interpretazioni più o meno interessanti, è sicuramente più pertinente sottolineare che sotto la regia dell'aitante Len Wiseman l'azione fa ancora una volta la voce grossa, e lo fa in modo spavaldo. Prendendosi libertà che corrono il rischio di ridimensionare le imprese passate del protagonista, si danza sul filo dell'eccesso per quanto riguarda la verosimiglianza di alcune sequenze e di conseguenza dell'intera vicenda, ma a conti fatti stiamo parlando di John McClane, l'ultimo vero cowboy: non resta quindi che andare al cinema, perché di questo si parla, e godersi lo spettacolo. In definitiva, per rispondere ai fanatici del paragone, seppur non in grado di coinvolgere quanto i capitoli precedenti, né di bissarne l'impatto, il quarto episodio della saga è tosto al punto da giustificare appieno la propria esistenza.