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Macbeth (2015)

Macbeth (2015)

R 113 minutes EN Dramma , Guerra
Ave a Macbeth, che sarà re!
Macbeth, valoroso condottiero, cede alla propria sete di potere per seguire la profezia che lo ha indicato come il futuro re di Scozia, fomentato dalla moglie la cui ambizione è assai più intensa e frustrata della propria. L'ascesa al trono di Macbeth prevede l'eliminazione fisica del reggente in carica, e sarà seguita da una serie di delitti sempre più efferati, poichè l'uomo, divorato da dubbi e paure, vede ostacoli in chiunque. E Lady Macbeth si renderà conto di aver creato un mostro che non può più controllare.
CinePops rating:
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Se, come in questo caso, in fase di lancio si punta soprattutto sui nomi degli attori, o magari dei produttori, scrivendo in piccolo o addirittura tralasciando quello del regista, qualche sospetto si insinua. Una diffidenza che si somma alla constatazione che alla tragedia scespiriana si sono ispirati in millanta, da Verdi a Kurosawa, e che sul grande schermo i risultati sono stati spesso egregi a partire dal maestro giapponese e proseguendo con artisti del calibro di Welles e Polanski. Tutti presupposti che portano ad avvicinarsi con fare dubbioso al film del giovane australiano Kurzel che invece, seppur solo al suo secondo lungometraggio, riesce a vincere la sfida dando al racconto una ben precisa impronta visiva tanto da ripagare appieno la scommessa fatta su di lui da SeeSaw (‘Il discorso del re’, ‘Shame’). Lavorando sulla base della sceneggiatura che Jakob Koskoff, Todd Louiso e Michael Lesslie hanno tratto dalla tragedia asciugando parecchio, ma mantenendo l’essenziale (anche se forse nella seconda parte si salta in modo un po’ troppo secco da una situazione alla successiva), Kurzel firma un dramma cupo e violento, pieno sì di clamore e di furia, ma che sa farsi ricordare pure per altri motivi. Innanzitutto per i piccoli, ma decisivi scarti dall’opera originaria – le streghe trasfigurate in quattro donne simboleggianti le età della vita, i figli dei protagonisti interpretati da bambini, la conclusione riambientata accennandone la drammaticità – e poi, con importanza decisiva, per il mirabile lavoro sulle immagini riguardo al quale è doveroso elogiare lo splendido contributo della fotografia di Adam Arkapaw, capace di rendere nitidi gli interni alla luce delle candele o dell’architettura gotica (seppur il gotico, ai tempi di Macbeth, dovessero ancora pensarlo) in contrasto a una natura non certo benigna. Gli esterni scozzesi appaiono gelidi e quasi senza vita – ma in che postaccio viveva il barone di Glamis? – sottolineati come sono da colori di smorta freddezza: una scelta cromatica che si ribalta quando il bosco di Birnam decide di andare a Dunsinane in un finale di notevole pessimismo in cui, morto Macbeth e sfinito Macduff (Sean Harris), gli eserciti continuano a marciare prefigurando il destino delle generazioni a venire. Si chiude così un cerchio, visto che la vicenda comincia con una sorta di battaglia dei giovanissimi conto il traditore Macdonwald, confuso e brutale scontro nella brughiera durante il quale, grazie a un efficace uso del rallentatore, viene messo in risalto il ruolo di Macbeth che fa giustizia, ma incontra per la prima volta le streghe che ne segneranno la condotta successiva. Il personaggio principale è l’immagine di quanto la brama di potere possa travolgere un uomo, in fondo leale e buono, in una spirale di perversione ai limiti della follia e oltre, laddove la moglie, che all’inizio è solletica l’ambizione del marito, ha almeno la forza e la disperazione, di ritrarsi dall’orrore: è forse per riavvicinarsi a lei dopo aver perso l’unico figlio che Macbeth (‘lui non ha figli!’ grida Macduff nel momento del massimo dolore) stabilisce di avverare la profezia, ma una volta oltrepassata la soglia del tradimento risulta impossibile tornare indietro, si tratti di colpire alle spalle l’amicizia (Banquo, interpretato da Paddy Considine) o la pietà (la famiglia di Macduff). L’apertura del funerale del piccolo erede di Glamis è l’unica aggiunta che convince poco, assieme forse alla realizzazione di alcune scene, come quella che precede il regicidio (nei panni di Duncan c’è David Thewlis) in cui le movenze teatrali di Macbeth contrastano con l’ambientazione naturale: sull’altro piatto della bilancia stanno però numerosi i momenti emozionanti, dalla preghiera finale di Lady Macbeth all’annuncio della sventura a Macduff per finire con il (celeberrimo) compianto del protagonista sul letto di morte della consorte. Tutto il cast si dimostra all’altezza del compito, con la parziale eccezione di Jack Reynor come Malcolm, ma è indiscutibile che l’attenzione sia tutta per l’interpretazione dei ruoli principali che, in effetti, non tradiscono le attese: Fassbender dà un’altra prova di sentirsi a suo agio con un personaggio tutto meno che simpatico cercando di farne brillare l’umanità, ma forse si fa preferire Cotillard nell’esprimere la nascosta fragilità di Lady Macbeth. In originale, il suo accento francese ha fatto storcere il naso a qualcuno, come del resto la babele di inflessioni dei vari attori, ma pare polemica inconsistente considerando il valore universale dell’opera che va ben al dilà dello ‘scottish play’: questione che non tocca lo spettatore italiano che non si può comunque lamentarsi di un buon doppiaggio.

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Production companies: Anton Capital Entertainment, See-Saw Films, Creative Scotland, DMC Film, Film4 Productions, StudioCanal, The Weinstein Company
Production countries: France, United Kingdom
Budget: $15,000,000
Revenue: $16,322,067

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