Alla favola di Pretty Woman mancavano solo scene da un matrimonio e marchio conclusivo "e vissero per sempre felici e contenti" per essere a tutti gli effetti una "Cenerentola a Los Angeles". Dieci anni dopo, questo complesso da fede nuziale porta a riunire la squadra per dare sfogo alla carenza di confetti, fiori d'arancio e successi commerciali. Nozze di stagno, quindi, per la triade Garry Marshall, Julia Roberts e Richard Gere (con partecipazione collaterale di Hector Helizondo), e nuova commedia romantica che stavolta mette da parte Cenerentole e Pigmalioni, prostitute e My Fair Lady, per orientarsi nella tradizione screwball.
La distanza sociale fra il mondo sotterraneo della prostituzione dell'Hollywood Boulevard e quello superattico dei finanzieri diviene distanza culturale fra cittadini newyorkesi e abitanti della campagna, mentre in primo piano assistiamo all'instaurarsi di una guerra dei sessi fra un cinico giornalista newyorkese e una country girl goffa e piena di insicurezze, ma capace di far breccia nel cuore di ogni uomo. Quel che Marshall purtroppo dimentica nel passaggio da un sottogenere rom-com all'altro, sono i principi della comicità: né il conflitto culturale, né quello amoroso hanno abbastanza verve e freschezza per uscire dai luoghi comuni della farsa, ed entrambi calano visibilmente man mano che le schermaglie lasciano il posto ai sentimenti. Ciò che funzionava in Pretty Woman è dunque esattamente quello che non funziona in Se scappi, ti sposo: la sofisticata leggerezza del primo, capace di rendere ironica e sognante anche la situazione più scabrosa, diviene sciatta faciloneria nel secondo.
I due protagonisti vengono chiamati a sopperire performativamente alle debolezze dello script e ad esibire un'inedita fisicità (Gere si fa colorare i capelli e si cimenta in smorfie piacione, mentre Roberts si reinventa in comiche slapstick). L'aspetto deteriorato delle dinamiche di coppia si riflette anche negli altri invitati alla cerimonia (comprimari più validi con poco spazio come Joan Cusack e Helizondo e meno validi senza il senso del ridicolo come la nonna erotomane) e soprattutto in una serie di mediocri scelte formali che culminano nel rimontaggio finale di alcune inquadrature, brutto video di nozze di un matrimonio già in crisi.