Metafora valida del rapporto di coppia, rispetto alle cui difficoltà siamo tutti avvertiti ma mai veramente preparati, Un amore all'improvviso, nel suo inspiegabile titolo italiano, sposta repentinamente l'attenzione non solo dalla protagonista ("The time traveller's wife", dal romanzo omonimo di Audrey Niffenegger) ma anche dall'eccezionalità dell'oggetto, cercando di riportarlo nell'alveo della commedia sentimentale (ops, amore, ho scordato i vestiti) quando di drammone si tratta ed è nel non lasciar spazio al divertimento che sta la sua cifra, piaccia o meno ("sei entrato nella testa di una bambina di sei anni", detto da Clare, è più lo sfogo di una condannata che il sospiro di una predestinata).
Lo sceneggiatore di Ghost Bruce Joel Rubin rigioca, questa volta per Robert Schwentke, la carta del romanticismo tinto di soprannaturale, ma pare dimenticare che, al cinema, solo un'immersione profonda nel reale può indurci a credere a ciò che lo supera e non è parlando e trattando esclusivamente di sentimenti che questi si suscitano e si liberano. I momenti migliori del film, non a caso, raccontano la vita di Henry - costretto a vestirsi da donna perché quelli sono i primi abiti che trova; sedotto da una donna che non sa chi sia ma che è certa che si sposeranno e sarà lui a dirglielo, sbucando da un cespuglio fra qualche anno, quando lei non sarà ancora abbastanza grande per ritrarsi; impegnato a consolare la propria compagna che ha appena litigato con un altro lui stesso - e sono i momenti più interessanti perché reggono fuor di metafora, facendo appello alla fantasia e dunque alla peculiarità per parlare della realtà comunemente esperita.
I fuochi d'artificio, i tuoni, il ballo, le creazioni artistiche di lei (che citano fastidiosamente quelle di Demi Moore) non sono decorazioni, per quanto superflue, ma stonature belle e buone, che tolgono vita al personaggio già delicato di Henry e ne fanno davvero, nell'economia del film, una presenza intermittente, che ogni tanto dissolve nelle trasparenze dell'incredibile.