Qui iniziano i problemi a cui ci hanno abituati tutti i film e i romanzi sulle macchine del tempo fin dall'epoca dell'ironico 'americano alla corte di re Artù' di Mark Twain? Sì e no. Perché qui il viaggio è in avanti ma di fatto all'indietro. Gli Stati Uniti sono infatti diventati un Paese (ma forse è meglio usare la 'p') popolato da utentici idioti incapaci di risolvere qualsivoglia problema. L'umorismo corrosivo di Mike Judge ha così modo di espandersi a tutti gli aspetti di una società ormai in inarrestabile declino (guardate come è descritto l'ospedale e poi pensate a Michael Moore).
Come ogni buon osservatore dei costumi dei propri contemporanei il regista cerca nel nostro presente i germi di un futuro secondo lui carico di negatività. Su tutto domina il problema dei rifiuti che non si riescono più a smaltire (sembra di sentire le cronache recenti dei TG nostrani). Ma se è vero che nel regno dei ciechi il monocolo è re per il nostro Joe c'è la possibilità di diventare leader...
La satira di Judge è molto 'made in Usa' ma può estendersi per molti aspetti all'intero pianeta e ai suoi usi e costumi sempre più 'bassi'. Godetevi ad esempio, nella fase iniziale, la rappresentazione all'acido muriatico del detto 'la madre dei cretini è sempre incinta'. Colpisce al centro con grande precisione.
Per il resto, anche se con qualche discontinuità, il film raggiunge l'obiettivo. Perché Judge è un ottimista. Nel senso però di una battuta del film No Man's Land. Alla domanda sulla differenza che intercorre tra un ottimista e un pessimista si risponde: "Il pessimista pensa che le cose non possano andare peggio di così. L'ottimista pensa di sì". È difficile essere più 'ottimisti' di Judge.