Ci siamo giocati anche Jack Ryan, l'analista CIA protagonista della più accattivante serie d'avventura del cinema contemporaneo: intelligente, spettacolare, mai banale. Grazie all'autore cartaceo, Tom Clancy. Il quale in questo caso è anche produttore esecutivo, dunque garanzia di ulteriore qualità. Invece no, per Ryan è stato deciso lo stesso destino di Bond, un'evoluzione verso la fantascienza e gli effetti speciali. Le precedenti storie di Clancy ( Caccia a ottobre rosso, Sotto il segno del pericolo e Giochi di potere) erano splendide architetture scoppiettanti ma verosimili, frutto delle forti amicizie dell'autore in ambienti riservati a pochissimi. In questa ultima storia non si è resistito alla "solita" tentazione detta sopra. Qui c'è di mezzo una vecchia bomba atomica ritrovata nel Golan da un superfanatico neonazista che ricorda tanto la Spectre (non c'era di meglio?) che vuol fare litigare Russia e America perché si distruggano a vicenda. Clancy è maestro nei colpi di scena, negli "u turn" improvvisi: infatti nessuno si aspetta che la bomba esploda davvero, a Baltimora, col Presidente salvato per un pelo. A questo punto il film diventa qualcosa fra un Day After,un A prova di errore e uno degli ultimi Bond, coi due presidenti di Usa e Russia, che riescono a evitare la fine del mondo nucleare grazie proprio a Ryan che ha intuito la verità. Affleck, il nuovo Ryan, ha la metà degli anni di Harrison Ford, ma il riferimento al destino di Connery-007-sempre-rimpianto è davvero automatico.