Eragon - il film - è lontano anni luce dalle atmosfere magiche del libro che ha saputo conquistare in brevissimo tempo una folta schiera di lettori che ne hanno lodato le gesta. Immaturo dal punto di vista scenografico, lento e borioso nell'intreccio, appesantito da un'onnipresente colonna sonora. A nulla può un cast d'eccezione, a partire dal brillante Jeremy Irons nel ruolo di Brom, mentore di Eragon, forse troppo teatrale, come fosse ancora ingabbiato nel ruolo che, tempo fa, lo vide fra i protagonisti di uno Shakespeare riadattato al grande schermo. O ancora Robert Carlyle, il cattivissimo antagonista - più macchietta che altro - che uccide i propri scagnozzi con la sola imposizione delle dita. Goffo e poco accattivante anche l'esordiente Ed Speelers, protagonista quasi involontario di un fantasy che ammicca, come da copione, ai capolavori del genere: da La storia infinita di Wolfgang Petersen, a una citazione di dubbio gusto tratta addirittura da Blade Runner (forse sovraccaricata volutamente in fase di doppiaggio).
Mentre si consuma, pian piano, l'empatico rapporto fra Eragon e il suo drago, attratti da un magico potere che permette di leggersi vicendevolmente nel pensiero, scorrono via i minuti in attesa dell'epilogo finale e di un sequel già scritto. Se gli effetti speciali puntano tutto sulla tenerissima fisionomia del drago, ricostruito digitalmente con movenze più che umane, Eragon non brilla certo né in originalità, né in azione e in divertimento, scontentando gli adulti per un genere senza più fantasia, e i ragazzi per l'eccessiva ampollosità dei dialoghi e la dose di violenza di cui si permea tutto il film. Un film consigliato a palati non troppo raffinati.