Incurante del film di Paul Feig (Le amiche della sposa), che ha incrinato una volta per tutte il sogno del matrimonio ideale e imprescindibile per la realizzazione di sé, Nick Cassavetes realizza l'ennesima commedia amicale e moderatamente scandalosa che gira intorno a un matrimonio naufragato e al desiderio di trovare un marito a ogni costo. Un film che tradisce le speranze riposte nel regista di She's so lovely e Alpha Dog e fa indigestione di "Sex and the City" e di un immaginario newyorkese attraversato con una Kelly e un paio di Manolo Blahnik. Emancipata, disinibita e vestita incredibilmente, Cameron Diaz è la Carrie Bradshaw di un gruppo di amiche quantomeno bizzarro, dal momento che condividono tutte e tre lo stesso uomo.
Maschio disinvolto e di grande appetito, il Mark di Nikolaj Coster-Waldau, l'incestuoso Jaime Lannister de Il trono di spade, riesce meglio delle damigelle di Feig a 'imbrattare' pantaloni e abito matrimoniale, tradendo la consorte una, due e troppe volte e subendone altrettante volte la vendetta. Condivisa nell'affiche da Leslie Mann e da Kate Upton, la Diaz interpreta uno sfolgorante avvocato a cui la vita sentimentale sfugge e va dove non dovrebbe andare, verso un uomo charmant e narciso che dimentica di dirle che è sposato. Destinata a rubare suo malgrado ogni scena in cui appare e a 'sorreggere' le forme senza tono della Upton, modella americana che prova a fare l'attrice, Cameron Diaz trova nella Mann, cresciuta alla scuola degli Apatow e sposata con Judd Apatow, una spalla su cui piangere e su cui costruire una performance perfida e scatenata al punto giusto. Appoggiata sull'istrionismo delle due interpreti e sui loro tempi comici, la commedia di Cassavetes non graffia mai né sancisce cambiamenti di prospettiva, esibendo al contrario un'emancipazione di facciata e un deragliamento dal comune senso del pudore soltanto inscenato.
Prodotto di mestiere con qualche battuta ben scritta, Tutte contro lui costruisce una banale opposizione fra un infedele seriale e tre donne ingannate, filiformi e alla moda che troveranno con l'happy ending il loro momento di riscatto, confermando che in amore chi più ha sofferto più ha imparato. C'est tout, nessun tentativo di contemplare stati nascenti di un contemporaneo disordine amoroso, e solamente l'azione convulsa di personaggi evasivi che trovano la via di fuga nella carriera, su una spiaggia tropicale e neanche a dirlo nel matrimonio e nella maternità. Una commedia stordita come le protagoniste dagli effetti della vodka, che resta nel solco delle commedie felici ma lontana da quella sofisticata sulla guerra tra i sessi. Ma presumibilmente la distanza è intenzionale.