Basato sulla graphic novel "Rest in Peace Department" di Peter M. Lenkov, pubblicata dalla Dark Horse Entertainment, il quarto film hollywoodiano del tedesco Robert Schwentke ha il coraggio di essere fino in fondo quello che promette. Cioè un giocattolone spavaldo e ridanciano che, partendo da quel paradosso fantastico del ritorno dopo la morte di cui sono pieni tanto la letteratura quanto il cinema, intrattiene e diverte senza mai uscire dai propri prefissati binari. Visualmente interessante, in bilico tra fumetto, videogame e un'estetica dell'eccesso che frulla insieme trovate grottesche e esplosioni di orrore comico, racconta una storia di tradimento e rivalsa mettendo in campo personaggi-cliché buoni per un'ora e mezza di divertimento senza pretese.
Sul Nick di Ryan Reynolds, in parte, ma sempre un tono sotto le sue possibilità, svetta il gioco al massacro che Jeff Bridges compie su se stesso con lo sceriffo Roy Pulsipher, perfetta parodia dei ruoli per cui è celebre: spaccone e cocciuto, per forza di cose fuori da ogni schema, si muove tra il Rooster Cogburn di Il grinta, Bad Blake, Jeffrey Lebowsky, più una spolverata di alcuni personaggi interpretati da Kris Kristofferson. Poco resta agli altri attori, a partire da un prevedibile Kevin Bacon nella solita parte sgradevole, la francese Stephanie Szostak, come inconsolabile moglie di Nick, o la frizzante Mary-Louise Parker, addetta al reclutamento delle anime con la pistola. Se la sceneggiatura non riserva davvero nessuna sorpresa, il pericolo è niente di meno che una vera e propria apocalisse, una verve comica ben orchestrata riesce in parte a riscattare le varie mancanze, su tutte l'idea degli avatar con cui sono visibili, sulla Terra, Nick e Roy: rispettivamente un vecchio asiatico e una bionda tutte curve. Più che un film sulla redenzione e sulla seconda possibilità, nient'altro che un pretesto di partenza, R.I.P.D. - Poliziotti dall'aldilà è un passatempo innocuo e godibile, perfetto per chi ha la bontà di accettare la sfida.