Tratto dal romanzo di Richard Harris scritto peraltro quando era già germogliata l’idea che avrebbe portato alla sceneggiatura a quattro mani, il film è un solidissimo dramma storico – l’unico suo vero difetto è proprio un eccesso di “solidità” che inibisce un po’ l’emozione – in cui l’ottantaseienne Polanski unisce arte e desiderio di toccare argomenti di più vasta portata.
Lo aiuta la vicenda ben nota dell’affare Dreyfus (Louis Garrel) con il capitano ebreo condannato ingiustamente di tradimento e riabilitato solo dopo una lunga e straziante esperienza che ebbe al suo apice il grido di Zola (André Marcon) del titolo originale: c’è così il tempo e il modo per inserire una riflessione che va dall’ottusa arroganza del potere (le istituzioni che si autodifendono fino alle menzogne senza coscienza dell’esercito) alla docile manipolabilità delle folle (il ‘tifo’ sulla scalinata del secondo processo) sino alla perenne caccia all’ebreo (la notte dei cristalli e dei libri bruciati con quattro decenni d’anticipo).
Il regista distribuisce momenti di grande cinema sin dall’iniziale sequenza della degradazione sotto un cielo plumbeo (la fotografia è di Pawel Edelman): da ricordare, fra le altre, l’interno della chiesa gotica con i passi dei pochi presenti che rimbombano nel vuoto e il duello nel freddo di una cavallerizza fra Henri (Grégory Gadebois) e il protagonista Picquart, nella cui interpretazione Jean Dujardin dimostra la sua bravura di attore da noi chissà perché poco conosciuto.
Il perno della narrazione è la sua figura di un uomo come tanti, incluso il pregiudizio antisemita, che decide di rischiare tutto – la carriera, le sostanze, persino l’amante (Emmanuelle Seigner) nei panni del marito della quale il co-produttore Luca Barbareschi si ritaglia un piccolo ruolo – per cercare di ristabilire la verità: il suo ostinato rimbalzare contro il muro di gomma finisce per mettere a disagio chi guarda avendolo già visto accadere in troppe circostanze diverse e il quasi lieto fine a scoppio ritardato non può certo compensare l’ingiustizia.