Impossibile non aver mai incrociato, dentro uno smarphone, un'edicola, un gadget, l'espressione furiosa dell'uccellino rosso, protagonista di uno dei videogiochi più noti e scaricati dell'era recente. Meno scontato era trarne un film che vivesse di vita propria e non facesse venire voglia di cercare un tasto sotto la poltroncina del cinema per chiudere l'applicazione e passare ad altro. Anche se non resterà di certo nella storia dei migliori titoli di animazione, e nonostante faccia ricorso ad alcuni schemi narrativi francamente abusati e ad una colonna sonora perpetua, Angry Birds – Il Film riesce effettivamente nell'impresa.
In fondo, creativi e produttori potevano contare su un'idea di base originale e universale allo stesso tempo: l'idea della rabbia, sentimento che i bambini conoscono benissimo e che gli adulti si ostinano spesso a lasciar fuori dai film a loro dedicati, oppure a connotare di segno esclusivamente negativo, affibiandolo ai villain di turno. Angry Birds dice a chiare lettere che qualche volta arrabbiarsi vuol dire fare le cosa giusta e che la rabbia può divenire il motore di una positiva determinazione.
Il legame con il gioco è assicurato dalla dinamica della lotta tra uccelli e maiali e raggiunge non a caso il suo apice nella scena del lancio dei pennutti al di là della fortificazione porcina, che di fatto narrativizza il concept stesso del videogioco. La distinzione maggiore potrebbe avvenire, invece, in termini di pubblico: se persino la madre ottantenne del produttore esecutivo si è fatta beccare a giocare sull'iPad (imprecava contro un maiale e leggenda vuole che questo abbia fornito al figlio l'idea di trarne un film), la versione cinematografica, malgrado qualche sparuta citazione più ardita, è tarata essenzialmente per una destinazione infantile.