Dopo il "re" di Steven Zaillian, anche Tony Scott scende nei fiumi melmosi della Louisiana post Katrina, rimpiazzando un disastro naturale con uno sociale: il terrorismo.
Nella prima lunghissima sequenza che prelude l'attentato, il regista concentra il momento più spettacolare del film, il più fedele al suo stile ipercinetico, adrenalinico e patinato. I suoni, le musiche, le risate e gli schiamazzi sollecitati fino a brillare nel fragore dell'esplosione introduttiva, basterebbero da soli a ripagare biglietto e spettatore. Lascia invece sconcertati l'improvvisa virata fantascientifica, la porta spazio-temporale passato/presente che corregge, fino ad annullarla, l'interessante trovata tecnologica di scorrere il passato, individuarne le falle e risolvere le indagini.
Imbarazzante è pure l'uso del dèjà vu, privo di qualsiasi implicazione filosofica e mero pretesto per raggiungere l'happy end sentimentale. Siamo insomma lontani dal dèjà vu visivo di Matrix, dall'imperfezione nel programma informatico di simulazione della realtà; il già visto e il già accaduto servono la storia d'amore tra Denzel Washington e la bella Paula Patton, alimentando il senso di familiarità dei due amanti. Un incipit magnifico e verosimile, una regia dinamica e sempre originale, tuttavia sprecati in una storia di fantascienza improbabile.