Un disastro annunciato, adeguatamente preparato e infine accolto con tripudio dalla critica ormai stanca di supereroi. Fantastic 4 diviene l'agnello sacrificale su cui accanirsi, forse anche al di là dei suoi demeriti. Che restano gravi e macroscopicamente evidenti. I Fantastici Quattro - sostanzialmente compresi e superati dalle mille mutazioni degli X-Men - sono personaggi che si prestano poco a una trasposizione cinematografica, come dimostrano i precedenti: dall'esperimento a budget zero cormaniano del 1994, mai uscito in sala, al doppio e dimenticabile appuntamento degli anni Zero con Jessica Alba e Chris Evans. Il vantaggio di Trank consisteva nel poter agevolmente far meglio, ma i propositi, talora buoni e inconsueti, si smarriscono in una produzione quasi autolesionista nel suo svolgimento. La scelta del reboot e dell'indagine sull'adolescenza dei futuri supereroi garantirebbe una tabula rasa su cui potersi sbizzarrire, alla maniera di X-Men - Giorni di un futuro passato, e Trank si getta a capofitto nel l'opportunità, dilatando a dismisura l'indagine su Reed e Ben Grimm fanciulli. Ma pur ritardando fino alla seconda metà del film la trasformazione effettiva in supereroi (e supervillain) e riducendo la componente action all'ultimo segmento, il background dei personaggi resta lacunoso e costellato da vincoli e nessi logici posticci. Più informazioni veniamo a conoscere sui giovani predestinati e più aumentano le contraddizioni e i lati inspiegabili della loro personalità (a cosa si deve lo stato mentale di Van Doom? Perché Ben Grimm è così legato a Reed?). Quando finalmente Fantastic 4 trova una voce propria, soffermandosi sull'orrore del traumatico rientro alla base dei quattro, subentra un'ellissi improvvida che ce li restituisce eroi serenamente al servizio del governo, mentre il film comincia a correre frenetico verso l'epilogo, al pari di uno studente che si accorge di essersi soffermato troppo a lungo su una domanda di un esame scritto. Gli effetti speciali, al di sotto dello standard abituale Marvel, completano il quadro, fallendo nel tentativo di compensare le mancanze dello script. Un sequel del franchise rinnovato resta poco probabile e ancor meno auspicabile, nonostante gli sforzi di uno sprecatissimo Miles Teller (Whiplash).