Può un film studiato a tavolino come un prodotto di marketing essere considerato un buon film? La risposta è sì. Gli ingredienti di questo thriller sono semplici ed efficaci. Prima di tutto il voyeurismo, fondamento di vita e di cinema (La finestra sul cortile docet) guidato dall'insaziabile curiosità insita nell'animo umano; l'immancabile presenza di un serial killer, che è l'attuale marchio di fabbrica del genere, interpretato da un ottimo David Morse (memorabile la sua partecipazione alla serie tv Dr.House); un cast di teen-ager che rappresenta la grossa fetta di pubblico che oggi va al cinema, guidato da Shia LaBoeuf, ormai diventato un idolo delle folle giovanili; l'utilizzo della tecnologia, dai cellulari, ai pc, alle videocamere, che attualizza il binocolo (che comunque viene utilizzato), occhio analogico, in quello digitale-binario.
Messi insieme e centrifugati, questi elementi, creano un film prevedibile nel suo incedere, che segue pedissequamente il modello hitchcockiano, ma che è, allo stesso tempo, un manifesto perfetto del thriller per le masse dei nostri giorni.
Disturbia, quindi, non aggiunge niente di nuovo al genere, intrattiene senza sorprendere, coinvolge quando deve coinvolgere. In modo scolasticamente ineccepibile. Tanto più se poi il maestro è Hitchcock.