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Blade Runner 2049 (2017)

Blade Runner 2049 (2017)

164 minutes EN Fantascienza , Dramma
Chi sono io?
Trent'anni dopo gli eventi del primo film, un nuovo blade runner, l'Agente K della Polizia di Los Angeles scopre un segreto sepolto da tempo che ha il potenziale di far precipitare nel caos quello che è rimasto della società. La scoperta di K lo spinge verso la ricerca di Rick Deckard, un ex-blade runner della polizia di Los Angeles sparito nel nulla da 30 anni.
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Reviews and opinions - Blade Runner 2049 (2017)
2 reviews

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Confrontarsi con un pezzo di storia del cinema che, oltretutto, ha raggiunto una potenza iconica che ne eccede (sovrasta) i meriti filmici è impresa difficile che sovente risulta fallimentare. Non è questo il caso: sulla scorta della sceneggiatura di Hampton Fancher e Michael Green, meno contorta di quella dell’originale, e di un tocco personale al momento davvero efficace, Villeneuve vince la sfida mettendo in scena centossanta minuti il cui esito artistico probabilmente supera quello del produttivamente tormentato lavoro di Ridley Scott. Sfrondato di qualsiasi afflato romantico (non si vedono raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser, solo la colonna sonora di Hans Zimmer riecheggia le atmosfere di Vangelis) il film si avvale di una parte visiva di grande finezza con la fotografia di Roger Deakins che rende un mondo morto sia nelle labirintiche città, sia nelle inospitali lande polverose o innevate, sia nella ricostruzione della lussuosa residenza lignea (il legno è il materiale più prezioso) del riccastro Wallace (Jared Leto). Costui ha ereditato la tecnologia della Tyrrell Corporation e ora, a trent’anni di distanza dai fatti di ‘Blade runner’, sono gli androidi di nuova generazione a ritirare i vecchi Nexus. Durante uno di questi contratti, K (Ryan Gosling) inizia a scoprire le tracce che lo condurranno a Deckard (Harrison Ford) dopo aver intuito che il rapporto del vecchio cacciatore con Rachael (Sean Young) potrebbe aver dato frutti inattesi. Sulla pista non è però da solo, perché Wallace ha sguinzagliato la fedele Luv (Sylvia Hoeks) contro al quale nulla può neppure lo schermo della poliziotta Joshi (Robin Wright). Prima dell’inevitabile resa dei conti, le scene nella Las Vegas, dove Deckard si nasconde dal mondo, morta e avvolta dalle tonalità arancioni raggiungono livelli difficili da eguagliare: se proprio vogliamo trovare un difetto forse il finale è un po’telefonato e quindi in calando, ma va a incidere in maniera minima sul risultato complessivo. Il fatto che K abbia una assistente/compagna virtuale di nome Joi (Ana de Armas), un altro prodotto della Wallace, sembra testimoniare di come gli androidi stiano sostituendo gli uomini, ma di certo conferma che – al dilà o forse malgrado i due personaggi principali – questo è soprattutto un film di donne: sono loro che fanno muovere gli eventi anche quando paiono assenti come la Ana di Carla Juri. L’opera di Villeneuve è molto complessa e con ogni probabilità necessita di più di una visione perché i suoi molteplici aspetti vengano colti appieno, ma chi è disposto a lasciarsi andare alle sue stratificazioni fittamente intrecciate viene ripagato da un’esperienza non facile ma assai gratificante.

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Ed è certamente sul piano visivo, e delle scelte operate in questo senso, che il film di Villeneuve trova la propria originalità costitutiva: quella di un ibrido tra blockbuster e film personale, specie nella gestione del tempo, che il canadese sottrae alle logiche di mercato e fa proprio nel bene e nel male, lungaggini comprese.
Il disordine e la spazzatura della L.A. Del 2019 sono un ricordo lontano: ora tutto è ordine, K stesso, come gli ricorda il suo capo, è pagato per mantenere l'ordine. Ma non è facile assolvere questo compito quando i ricordi d'infanzia si mescolano agli interrogativi metafisici, proprio come in "Fuoco pallido", il romanzo di Nabokov che torna a più riprese. Non è facile quando, come nell'archetipo di ogni detection contemporanea, la tragedia di Edipo, cacciatore e cacciato sono la stessa persona. Dice tante cose, il film di Villeneuve, forse troppe, d'altronde fa parte di un processo di espansione, di creazione di un universo Blade Runner. E di certo non le dice sempre nel migliore dei modi: non ha l'asciuttezza dell'originale, stordisce di spiegazioni, arriva persino in ritardo sulle intuizioni dello spettatore, ma la forza interna del racconto, la materia di cui è fatto, è così potente che trascina oltre, come una corrente.

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