La reinterpretazione del canone affidata a Rian Johnson (il regista di ‘Looper’ firma soggetto e sceneggiatura) ha scontentato parecchio i fan: probabilmente uno dei motivi per cui questo western galattico – anche se l’ispirazione dichiarata indica alcuni film sulla seconda guerra mondiale – funziona sapendo tenere avvinta l’attenzione senza la perenne agitazione armata che contraddistingue l’episodio precedente.
La vicenda si dipana su tre filoni narrativi: Rey (Daisy Ridley) cerca di diventare l’allieva di Luke (Mark Hamill) sull’isola in cui quest’ultimo si è ritirato; la flotta imperiale guidata da Hux (Domnhall Gleeson) dà la caccia a quella dei ribelli con l’ammiraglio Holdo (laura Dern) che succede a Leia (Carrie Fisher) mentre il pilota Dameron (Oscar Isaacs) scalpita; l’avventura di Finn (John Boyega) e Rose (Kelly Marie Tran) alla ricerca di qualcuno (Benicio Del Toro) che possa farli entrare nell’ammiraglia nemica.
Il terzo è il più prescindibile e forse meno riuscito, ma serve ad alleggerire l’atmosfera soffocata dalla presenza trasversale di Kylo Ren (Adam Driver) e del capo dei capi Snoke (Andy Serkis). I percorsi sono intrecciati con abilità e condotti a toccarsi con una certa naturalezza (tenuto conto del genere): il ritmo si mantiene sempre alto seppure le battaglie siano ridotte di numero e gli scontri verbali si dimostrino altrettanto se non più importanti.
La parte visiva (fotografia di Steve Yedlin) è importante nella stessa misura e un notevole ruolo giocano le numerose creature che popolano soprattutto l’isola di Luke oltre agli androidi fra i quali domina il rotondeggiante BB-8: una preferenza per il nuovo che pare estendersi a tutta la storia e che trova conferma nelle parole di Yoda (la voce originale è di Frank Oz) che, per farla breve, chiede a Luke di abbandonare le vecchie certezze per portare la fratellanza Jedi nel futuro con nuove forme.