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L'alba del pianeta delle scimmie - Rise of the Planet of the Apes (2011)

L'alba del pianeta delle scimmie (2011)

Rise of the Planet of the Apes
105 minutes EN Thriller , Azione , Dramma , Fantascienza
Un prequel-reboot che unisce passato e futuro
Will Rodman è uno scienziato che lavora in una grande società farmaceutica, la Gen-Sys, dove svolge ricerche sulla genetica per sviluppare un virus benigno in grado di ricostituire il tessuto cerebrale danneggiato. L'uomo vuole individuare una cura per l'Alzheimer, malattia da cui è affetto il padre Charles. La tenacia e la dedizione di Will gli hanno precluso qualunque relazione personale, ma il legame tra le sue ricerche e la malattia del padre avvicina i due, per quanto in circostanze difficili e dolorose. Poco prima che la Gen-Sys dia inizio alla sperimentazione umana di un nuovo farmaco promettente e potenzialmente molto redditizio, l'ALZ-112, le scimmie sulle quali Will sta effettuando i test mostrano all'improvviso un comportamento insolitamente aggressivo.
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Reviews and opinions - L'alba del pianeta delle scimmie - Rise of the Planet of the Apes (2011)
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"L'evoluzione diviene rivoluzione" recita la tagline americana del film. Aforisma perfetto per raccontare questo prequel-reboot espiantato direttamente dal lontano Pianeta delle scimmie datato 1968 per dimenticare l'esperimento dark-autoriale del remake di Tim Burton. Perché il film di Rupert Wyatt - regista britannico con alle spalle un solo, eccellente prison movie (The Escapist) - si racconta esattamente attraverso questi due movimenti. Una prima parte in cui si descrive l'Evoluzione della scimmia e si riscrive Frankenstein attraverso un moderno Prometeo alla ricerca di una cura per l'Alzheimer; e una seconda parte in cui la diversità e la sindrome del mostro vissute dalla Creatura-Scimpanzé creano i presupposti per un'insurrezione degna di Spartacus e una tensione a metà fra Gli uccelli di Hitchcock e i film di Shyamalan.
È all'interno di questi due momenti narrativi che si modella anche il progetto di questo nuovo capitolo: una dialettica schiavo-padrone in cui il film gioca a far finta di essere "schiavo" della saga originale e dei cliché del cinema di genere per poi mostrarsi perfettamente padrone degli eventi e della messa in scena. Wyatt punta fin dall'inizio a una pura esaltazione dell'occhio, a un'accensione della pupilla simile a quella che colpisce i primati-cavie del film realizzata con tutti i mezzi a disposizione dell'estetica contemporanea: soggettive della scimmia, movimenti immersivi, performance capture d'avanguardia, contaminazioni fra generi diversi.
Continui omaggi, rimandi e citazioni alla serie originale che tuttavia non costituiscono mai nostalgiche strizzatine d'occhio, quanto agganci per stupire e muoversi verso altre direzioni. Da questa ibridazione fra tragedia classica e romanzo gotico, fantascienza anni Settanta e horror da drive-in, il regista britannico dà vita a un dinamismo visivo che gli permette di muoversi in sintonia più con l'agilità di una scimmia ribelle che con quella di un giovane scienziato con troppi sogni. Tanto che è esattamente nel passaggio fra i due atti che si realizza la svolta del film: una "rivoluzione" del punto di vista che rovescia il posto dei buoni e dei cattivi rispetto alla saga originale. Grazie alle libertà di movimento e di antropomorfismo concesse dalla cultura digitale, L'alba abbandona presto i problemi scientifico-familiari del personaggio di James Franco per accentrarsi totalmente sull'insurrezione "animata" dal Cesare di Andy Serkis.
Si capisce ben presto che è lui il vero protagonista del film. Quello con cui simpatizzare, quello con cui entrare in empatia, il vero divo che merita un'indimenticabile posa da duro rimanendo in piedi sul tetto di un filobus di fronte alla Baia di San Francisco.
In questo rovesciamento, sia ben chiaro, non c'è da leggere un progetto politico, una militanza animalista o un messaggio tecnofobico. Non è un caso che i primati si fermino sempre un attimo prima di colpire gli umani e di far schizzare il sangue sulla macchina da presa. Perché quel che è in palio non è la critica sociale ma il mondo del blockbuster: l'idea stessa di poter raccontare le origini, i cominciamenti, i vari "begins" e le differenti albe delle varie saghe guardando indietro ma puntando al presente. Può sembrare poco, ma dietro ogni piccola rivoluzione del blockbuster da sabato sera c'è una grande evoluzione.

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