Come sovente accade nelle opere di Tornatore, in questo lavoro si parte alla grande per poi tradire con il passare dei minuti le speranze suscitate.
In una Sicilia di mare (Siracusa e la la Scala dei Turchi con in più l’utilizzo dei ruderi di Poggioreale) ai tempi del secondo conflitto mondiale vive la bellissima donna del titolo (Monica Bellucci): già quando il marito è in guerra le chiacchiere non mancano, nel momento in cui arriva la notizia del decesso le malelingue iniziano ad attribuirle relazioni a destra e manca. Solo il dodicenne Renato (Giuseppe Sulfaro) la crede una dea e, innamorato perso, la segue ovunque diventando lo spettatore di una discesa agli inferi mentre avviene la sua iniziazione alla vita e alla sessualità.
Ci sono le tinte calde della fotografia di Lajos Koltai, le musiche avvolgenti di Morricone, un uso maestoso della macchina da presa (gli ampi piani sequenza) e del montaggio di Massimo Quaglia (gli abitanti del paese che fungono da coro passandosi il testimone del racconto): si vedono i soldi spesi da Miramax nonché la voglia del regista di omaggiare i maestri con Fellini su tutti perché è impossibile non pensare spesso ad ‘Amarcord’.
C’è una buona dose di umorismo, aspetto non sempre frequentato dall’autore siciliano, nella rappresentazione delle figure di contorno come la rumorosissima famiglia del protagonista (i genitori sono Luciano Federico e Matilde Piana) o nel ricreare i miti del cinema che fu, ma da un certo punto in avanti la storia di Luciano Vincenzoni mostra il fiato corto (sarebbe stata una bella novella, non un romanzo) e le situazioni prendono a ripetersi.
Si alternano allora momenti di vivissima emozione – la brutale e mirabile scena del linciaggio – in altri in cui la tensione scema fino alla serie di finali che si sovrappongono: grazie anche a un cast ben assortito con facce indovinate e Sulfaro assai credibile (Bellucci si limita a sfolgorare bellezza parlando pochissimo e sottovoce) il film merita una visita attenta, ma lascia un senso di complessiva insoddisfazione.