Lascia poi molto perplessi che un film che si intitola Glass abbandoni in una sorta di letargia il personaggio omonimo interpretato da Samuel L. Jackson per una buona metà della durata. Inoltre d'accordo che è un genio, ma è stato chiuso e sedato per 19 anni senza nemmeno niente da leggere, com'è possibile che appena liberato si riveli un hacker formidabile? Se a tutto questo supplisse una messa in scena affascinante si potrebbe chiudere un occhio, ma non è così: si assiste a un succedersi di scambi di battute in interni dove la scelta più ardita è scenografica: un'ampia stanza tutta rosa come nemmeno una bomboniera e che fa pendant con il vestito di Ellie Staple.