Su un terreno lontano e differente, Paul W. S. Anderson compie la sua sfacciata "reductio ad unum" attorno al personaggio di Alice, interpretato dalla moglie Milla Jovovic, tirando fili che affondano in punti distanti e annodandoli insieme in barba al concetto di credibilità e probabilmente anche alle regole base della narrazione, ma ottenendo a suo modo una sintesi efficace, che mette davvero la parola fine ad una saga che è arrivata al sesto film senza mai perdere il suo pubblico, e che chiude i battenti, molto probabilmente, soltanto per cause di forza maggiore, come la sopraggiunta età della protagonista assoluta. Tutto torna e non torna un bel niente, in questo capitolo finale, che quasi si costruisce da sé, come affidato alle mani di un giocatore esperto, che ormai sa come passare i livelli, scansare le trappole, nascondere le armi. Si torna su un luogo noto, con alcuni personaggi noti e un senso di nostalgia incombente, che il film incastona tra due estremi emblematici, col personaggio di Alice che arriva da non si sa bene dove e verso quell'ignoto riparte, solitaria come un eroe del vecchio west. Ci ha messo sei film per scoprire chi è, e la risposta che ha ricevuto non è propriamente di quelle che fanno felici - chissà, forse Anderson e compagni l'hanno estratta dal cilindro solo pochi mesi fa - però è, a suo modo, una risposta di grande coerenza, che di nuovo riduce all'unità forma e contenuto della serie intera, ridandole un'anima (o togliendogliela, a seconda della prospettiva).