La città come luogo di scontri tra legalità e delinquenza è un topos del cinema americano. L'attore Ben Affleck, qui alla seconda prova come regista, sfrutta la tradizione e aderisce ai codici del genere senza andare alla ricerca di un'ostentata originalità. È il pregio del film: una storia abbastanza classica che indaga nelle contraddizioni di un 'cattivo' dall'animo buono, coraggioso quanto basta per conquistarsi il favore del pubblico a caccia di romanticismo, muscoloso abbastanza da entusiasmare le spettatrici femminili.
L'operazione è apprezzabile perché gestire una galleria di personaggi molto diversi tra loro, senza forzarli a interagire, con il rischio di creare un meccanismo ad incastri che sfiori l'estrema perfezione matematica del cinema di Iñárritu, non è da tutti. Affleck riesce a imporre il suo sguardo sul mondo attraverso dialoghi nervosi e promesse sentimentali. L'impossibilità di un'alternativa al marcio della società occupa buona parte del film; fare i conti con i padri e il quartiere rappresenta una scelta dalla quale non si torna più indietro. Così almeno fino a quando uno del gruppo si ribella e fa comparire una piccola luce di speranza. Una fuga dai luoghi, non dagli affetti.