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The Judge (2014)

The Judge (2014)

141 minutes EN Dramma
Difendi il tuo onore.
Hank Palmer è un affermato avvocato difensore di criminali. Quando torna nella piccola città d'origine per i funerali della madre, ad attenderlo trova il padre Joseph, stimato e onesto giudice, e i suoi due fratelli. Il rapporto con il padre è freddo e conflittuale, ma quando l'uomo viene accusato di omicidio, Hank decide di restare e aiutarlo difendendolo in tribunale. Il crimine di cui è accusato riguarda un omicida che lui stesso aveva condannato vent'anni prima. Il giudice non ricorda nulla e Hank è l'unico che crede nella sua innocenza.
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Reviews and opinions - The Judge (2014)
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Dietro le mentite spoglie del courtroom drama, The Judge racconta un dramma famigliare e il modo tutto suo in cui il clan dei Palmer sa essere infelice. Non solo Hank e Joseph, ma anche Glen e il terzo fratello, Dale, sono infatti ingabbiati in una ragnatela di rancori e rinfacci che non permette a nessuno di vivere con serenità il presente e costruirsi un futuro. The Judge è, innanzitutto, una prova di attori, a cominciare dai due protagonisti, Robert Downey Jr. e Robert Duvall, assai convincenti nei ruoli di Hank e Joseph: Duvall regala una delle interpretazioni più sottili della sua carriera, malgrado la sceneggiatura viri volentieri verso il melodramma, e Downey si allontana dalla recitazione da fumetto di Iron Man e The Avengers per ritrovare mezzitoni e sfumature, soprattutto attraverso lo sguardo. Anche i comprimari, soprattutto Vincent D'Onofrio nei panni di Glen e la sensuale Vera Farmiga in quelli di Sam, ex fidanzatina di Hank ai tempi della scuola, sono credibili e commoventi.
Il tallone d'Achille di The Judge è la sceneggiatura, che andrebbe asciugata di alcune scene madri e di almeno cinque finali di troppo. Anche le linee narrative sono ridondanti: vista la potenza della storia principale (il difficile legame padre-figlio e il processo per omicidio) non ci sarebbe stato bisogno di aggiungere altro, e infatti le "seconde linee" sono poco sviluppate e meno coinvolgenti. Il che non toglie che la sceneggiatura abbia i suoi momenti, e sorprenda con svolte imprevedibili: molte scene sono davvero riuscite, alcuni dialoghi particolarmente intensi, o spassosi, o entrambe le cose insieme, complice anche la capacità di Downey e Duvall di gestire il fuoco di fila delle loro battute con consumata maestria.
Bellissime, ad esempio la sequenza in cui l'avvocato di città mette a tacere il bullo di provincia evitando una rissa da bar (e lavorando contro stereotipo), o quella della selezione della giuria popolare, basata su un assunto fondamentale: che molte personalità (almeno in America) possano essere sintetizzate dalla scritta sull'adesivo appiccicato al retro della loro auto. Assunto che diventa esistenziale e conduce alla fatidica domanda: qual è il nostro bumper sticker? Ovvero chi siamo noi, riassunti in una frase?

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