Chi ricorda Vin Diesel impegnato in Missione Tata potrà essere immediatamente portato a pensare che ci si trovi di fronte a una stanca rivisitazione dell'argomento. Non è così. Ovviamente siamo in presenza di un film che si rivolge ad un pubblico di preadolescenti e che non ha altra pretesa se non quella di divertire, magari esagerando un po'. Perché (fortunatamente) Jackie Chan non è Vin Diesel e lascia la legnosità a totale appannaggio del collega per sbizzarrirsi nella costruzione di un personaggio che può avere al contempo le caratteristiche del timido vicino di casa e della spia più spericolata. L'attore/regista cinese ha piena consapevolezza nell'uso del proprio corpo (addestrato a una miriade di arti marziali) ma anche del proprio sguardo che può essere (a seconda delle necessità e credibilmente) deciso, ammiccante, sornione, dubbioso, tenero. Ovviamente la credibilità si ferma lì perché per il resto va accettata con una robusta sospensione dell'incredulità questa vicenda in cui si utilizza tutto l'armamentario delle spie cinematografiche votate all'entertainment. Con, ciliegina sulla torta, gli immancabili russi cattivi che, anni e anni dopo la caduta del comunismo, sono ancora vogliosi di impadronirsi delle risorse petrolifere del mondo intero per distruggerle. È da loro che Bob dovrà difendere i futuri figliastri i quali sono rigorosamente divisi per fasce d'età sperando così di raggiungere un pubblico più vasto. Se non in sala almeno sul televisore di casa.