La commistione dei generi è ormai da tempo uno degli elementi portanti di una parte rilevante del cinema mainstream. Anche questa volta viene tentato l'esperimento (nello specifico fantascienza/antichità) e i risultati si possono considerare soddisfacenti. Lo sono in modo particolare nella prima parte in cui si costruisce (rifacendosi anche al cinema classico che di macchine del tempo e di "americani alla corte di Re Artù" ne ha sperimentati tanti) lo scontro/incontro tra i nativi e l'alieno dalle sembianze umane.
In particolare ci permettiamo di segnalare la scena in cui Kainan cerca di spiegare a Freya, con termini comprensibili, i conflitti del mondo da cui proviene. Nella seconda parte in cui il mostro (nato dalla creatività di Patrick Tatopoulos che è il padre degli alieni di Independence Day) comincia ad imperversare, il rischio di debordare nello stile Alien vs Predator si fa presente. Però poco importa.
Ben vengano i film che, senza pretese ulteriori, ci offrono (debitamente e tecnologicamente aggiornate) delle storie in cui non è la verosimiglianza a dettare legge ma le regole sono altre. Sono quelle della fiaba a cui, ogni tanto, non fa male fare ritorno. Per il puro gusto di divertirsi fantasticando.