nte preso dalla smania di utilizzare tutti i personaggi e le icone di cinema che sogna di mettere in scena sin dai tempi della Mummia, aggiunge carne al fuoco per tutto il film, perdendo spesso di vista sceneggiatura e coerenza della storia. Lo stesso personaggio principale, che potrebbe essere molto affascinante, sintesi perfetta tra eroe ed assassino che elimina mostri sullo sfondo di una lugubre Europa, ansiosa di guardare con speranza al nuovo secolo, pecca per eccessivo schematismo e risulta leggermente manicheo. L'azione, e ci mancherebbe, non manca. Come in ogni produzione baraccona e multimiliardaria che si rispetti, anche Van Helsing ha i suoi indimenticabili momenti trash&imbarazzanti.Qui spiccano gli atroci siparietti comici tra i protagonista ed il suo compare, l'utilizzo improprio di Frankenstein, icona buttata via alla bell'e meglio (ma in testa ha le fibre ottiche?), Igor, il gollumesco aiutante di Dracula (e qualche risatina pensando a Marty Feldman ci scappa), e soprattutto l'atroce scena finale che rischia veramente di annullare quasi tutto quello che di buono Sommers costruisce con fatica nei 119 minuti precedenti: per la serie, se volete farci andare in coma diabetico, allora ditelo in anticipo. L'obbiettivo finale, quello di far soldi, sarà sicuramente centrato e Van Helsing può sedersi tranquillamente al tavolo delle pellicole divertenti e senza pretese (aka popcorn movies... che agghiacciante definizione!). Sommers ha fatto un'ottima macedonia, ma nel servire la coppa in tavola, ha ecceduto con la panna, rendendo il tutto un po' pesante da digerire. Chi serve l'amaro?