Tra la guerra in medioriente con le sue brutalità, i costumi che hanno una eleganza da collezione Armani e una Nottingham proto-industriale contro cui si alza una sorta di movimento Occupy, l'intento di attualizzare il mito di Robin Hood è fin troppo palese, tanto da divorarsi il film. Dei protagonisti infatti finisce per importarci poco o nulla, quasi tutti giovani, belli e impeccabilmente vestiti, sono marionette in una storia dal canovaccio ben noto e che come tale è dato quasi per scontato.
Non c'è alcun tentativo di dare a Robin un reale sviluppo drammatico, quanto piuttosto di avvicinarlo a tratti a James Bond, così come Marian è ovviamente una donna moderna, d'azione, più perspicace di tutti gli altri personaggi e con i propri sotterfugi di rivolta all'opera. Will è invece una sorta di Tony Blair, un uomo che parla per il popolo ma è alla ricerca di compromessi per il proprio potere personale. Lo sceriffo di Nottingham è poi interpretato da Ben Mendelsohn, il quale sostanzialmente ripropone per l'ennesima volta in pochi anni il villain grigio vestito, carismatico e con inattesi scoppi d'ira, che già aveva interpretato in Rogue One: A Star Wars Story e in Ready Player One. C'è poi Jaime Foxx nelle vesti del moro il cui soprannome diventa Big John, ma l'introduzione di un personaggio nero che arriva dalle crociate era già del Robin Hood - Principe dei ladri del 1991 con Kevin Costner.